Perché gli ex dipendenti tornano in azienda e cosa devono sapere le imprese
Negli ultimi anni, si sta assistendo a un trend curioso e interessante nel mondo del lavoro: il Boomerang Employee.
Sempre più persone tornano a lavorare per le aziende che avevano lasciato in precedenza. Non è certo una pratica nuova, basti pensare al ritorno trionfale di Steve Jobs in Apple, ma è una tendenza in crescita. Secondo una ricerca di Linkedin Research, il 15% delle nuove assunzioni è rappresentato da ex dipendenti.
Questo fenomeno offre spunti di riflessione per le imprese che vogliono rafforzare la propria cultura e attrarre i migliori talenti, anche quelli già passati da loro.
Chi sono i Boomerang Employees?
Il termine boomerang employee si riferisce a quei lavoratori che, dopo aver lasciato un’organizzazione per una nuova opportunità, decidono di farvi ritorno. Non si tratta di un ritorno casuale, ma di una scelta consapevole maturata dopo esperienze esterne che portano il professionista a rivalutare l’ambiente lavorativo precedente.
Perché i dipendenti decidono di tornare in azienda? Le ragioni possono essere molteplici, tra cui:
- Cultura aziendale positiva: il confronto con altre realtà può far emergere l’importanza della cultura aziendale lasciata, spingendo il lavoratore a volerla riabbracciare.
- Opportunità di crescita professionale: a volte, cambiare azienda significa trovarsi in ambienti dove le opportunità di crescita e apprendimento sono limitate.
- Retribuzione e benefit: alcuni ex dipendenti ritornano dopo aver ricevuto una proposta più in linea con le loro nuove aspettative.
- Rapporti umani: relazioni positive con colleghi e management possono rendere il ritorno più naturale e desiderabile.
Cosa significa per le aziende?
Il ritorno in azienda non deve sempre essere visto come un fallimento, ma come una possibilità di rinnovamento. Accogliere nuovamente un ex dipendente può offrire molteplici vantaggi:
- Riduzione dei tempi di onboarding: conoscendo già strumenti, processi e cultura aziendale, il rientro è più rapido ed efficace;
- Competenze arricchite: le esperienze esterne portano nuove prospettive e know-how che possono favorire l’innovazione interna;
- Segnale di valore: un ritorno è spesso indice di un ambiente di lavoro sano e apprezzato, utile anche per l’employer branding.
Non mancano tuttavia alcune criticità da valutare con attenzione:
- Aspettative irrealistiche: Il dipendente potrebbe idealizzare il passato e rimanere deluso da dinamiche mutate nel tempo;
- Tensioni interne: colleghi rimasti in azienda potrebbero percepire il ritorno come un favoritismo o un’ingiustizia;
- Scarso adattamento a nuove strategie: Il cambiamento organizzativo può rendere difficile il reinserimento, specialmente se l’ex dipendente fatica ad adattarsi.
Come gestire il rientro di un boomerang employee: best practice aziendali
Per valorizzare davvero questo tipo di ritorno, è fondamentale adottare un approccio strategico:
- Valutare in modo oggettivo: L’ex dipendente va considerato al pari di un nuovo candidato, analizzandone competenze, motivazione e allineamento con il ruolo attuale;
- Comunicare con il team: è importante condividere con trasparenza le motivazioni del reintegro per evitare malumori;
- Monitorare l’inserimento: anche se già conosce l’azienda, un boomerang employee va accompagnato con feedback e momenti di confronto, soprattutto nei primi mesi;
- Favorire l’integrazione nelle nuove dinamiche: Se l’azienda è cambiata, occorre accompagnare il dipendente nel riconnettersi con i nuovi processi o obiettivi.
I boomerang employees rappresentano una risorsa preziosa se gestiti con attenzione e strategia. In un mercato del lavoro sempre più fluido, valorizzare le esperienze passate e accogliere il ritorno con consapevolezza può fare la differenza nella costruzione di un’organizzazione solida, coerente e orientata al futuro.