Lavoreremo in futuro? Se si, come?

Uno sguardo ai cambiamenti del mondo del lavoro

L’intelligenza artificiale, la robotica, la transizione green, il lavoro ibrido: mai come oggi la domanda “Che lavoro faremo da grandi?” sembra meno scontata. Ma ce n’è una ancora più radicale: lavoreremo ancora in futuro?
Sì, ma solo se sapremo adattarci
.

Sopravvive chi si adatta più in fretta

Secondo il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum, entro i prossimi anni oltre il 59% dei lavoratori dovrà aggiornare le proprie competenze, poiché circa 2/3 di quelle attuali saranno obsolete. In altre parole, il lavoro ci sarà per chi saprà cambiare insieme a lui. In quest’ottica, è fondamentale:

    • Aggiornarsi costantemente, anche con brevi corsi o micro-credential.
    • Sperimentare nuovi ruoli o ambiti, anche lateralmente alla propria area di competenza.
    • Uscire dalla comfort zone e allenare la curiosità.

La rivoluzione, quindi, non riguarda se lavoreremo, ma come lo faremo.

Il lavoro del futuro sarà sempre più “umano”

Paradossalmente, al crescere dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, le aziende sono alla ricerca di persone con competenze che solo gli esseri umani possono offrire. Nel nuovo scenario, saranno centrali competenze trasversali, come: 

    1. Problem solving: In un contesto dominato da algoritmi e automazioni, la differenza la farà chi sa trovare soluzioni nuove a problemi complessi in modo creativo.  Essere creativi non significa solo “pensare fuori dagli schemi”, ma anche immaginare approcci pratici ed efficaci, soprattutto quando mancano istruzioni predefinite.
    2. Pensiero critico: valutare le informazioni in modo consapevole, mettere in discussione dati e opinioni, prendere decisioni strategiche: è la bussola per orientarsi in un mondo del lavoro incerto e veloce.
    3. Intelligenza emotiva: nel lavoro ibrido e con team sempre più interconnessi, la capacità di comunicare in modo empatico, gestire conflitti e lavorare in squadra resta un asset insostituibile.
    4. Proattività:  Essere proattivi significa non aspettare che il cambiamento arrivi, ma guidarlo, diventando parte attiva. Sarà importante proporre, anticipare, sperimentare. 

Il vero rischio non è che il lavoro sparisca, ma che resti identico mentre tutto il resto cambia. Per questo è importante continuare ad aggiornarsi, anche attraverso percorsi di formazione.
Chi sceglie di evolvere, come persona e come professionista, non solo lavorerà in futuro, ma sarà protagonista della trasformazione.

Parola d’ordine? Adattabilità.

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